venerdì 5 marzo 2010

Pulse#125: Eugene Chadbourne (House of Chadula, USA) VE 5 Marzo @ La Mela di Newton, Padova

A.S.U. + La Mela di Newton, presentano:

pulse#125


EUGENE CHADBOURNE

(USA, House Of Chadula)


[Country / Sperimentale / Jazz]
http://www.eugenechadbourne.com/
http://www.myspace.com/eugenechadbourne


VENERDI' 05 marzo 2010, ore 20:45

@ La Mela di Newton, via della Paglia, 2 - Padova

Ce l'abbiamo fatta: ad ottobre la tentazione di organizzare anche una data padovana oltre a quella all'Elefante Rosso era stata forte, poi si era deciso di essere pazienti: prima o poi, instancabile giramondo, sarebbe tornato a tiro!
E così è successo: Doctor Eugene Chadbourne sarà (di nuovo) con noi venerdì prossimo, scarrozzato per l'italia da Marco Bernacchia/Above the tree...

Per l'occasione abbiamo montato un breve spezzone dal concerto del 30 ottobre scorso all'Elefante Rosso: il brano più easy, e di sicuro appeal, sia per il classico citato, -nientedimenoche- "Roll Over Beethoven" di Chuck Berry (!!), che per il degno destinatario della cover (Chadbourne entra infatti nel novero dei molti artisti che platealmente, magari con la chitarra in mano, si domandano "ma come mai è possibile che un popolo controcazzuto come quello italico sia alla mercé di sì disgraziata classe politica?", tipo Matt Elliott al SSF08, per capirci...),
Il video lo trovate nell'unico posto possibile: qui!

Contiamo di montare presto o tardi un altro brano, sempre dal concerto all'Elefante Rosso, e magari direttamente accompagnato da uno di quelli suonati proprio domani alla Mela.

Sempre sul versante documentazione, abbiamo postato sul blog la combo "video & intervista" collegata a pulse#105, suonava, oltre a Father Murphy e Congs for Brums, Carla Bozulich con il suo progetto Evangelista. Il video (lunghetto ma merita!), é del brano "Crack Teeth" tratto da "Prince of Truth", Constellation, 2006, e va ad aggiungersi alle altre interviste e riprese, rispettivamente di: Sylvain Chauveau the Dodos Yacht

Per pigrizia, eccovi copincollato quanto scritto su Chadbourne ad ottobre: ha tuttora validità, specie considerata la sua più che trentennale carriera...

Leggete dunque e diffondete, ma soprattutto ci si vede lì: venerdì alle 8e3quarti alla Mela.


Sul blog trovate anche qualche video, inclusa una lunga intervista/studio session, succosa e illuminante (e sì! c'è anche il rastrello elettrico, tranquilli...), ma in rete è più che pieno di spezzoni live di diverse annate, datevi da fare!

Oltre invece trovate un emblematico report di un suo live (da Sentireascoltare) che la dice lunga su ciò che vi perdereste nel caso non veniste!


EUGENE CHADBOURNE (USA, House of Chadula)
eugene

Dr. Eugene Chadbourne ha 55 anni, suona la chitarra, il banjo e molto altro.
Improvvisatore blasfemo di country western, Chadbourne e' il piu' eccentrico ed eterodosso dei solisti creativi. Contaminato dai miraggi e dagli incubi della civilta' psichedelica, erede della musica totale di Zappa e del musichall politico dei Fugs, ma immerso fino al collo nella "trash culture" (cultura della spazzatura) dei punk, ha coniato il linguaggio musicale piu' eretico e blasfemo della sua era. In maniera del tutto coerente con la sua fondamentale incoerenza, ha scelto l'innocuo country come struttura portante di tanto fracasso.

Alla fine degli anni settanta (dopo aver brillantemente risolto il dilemma "Canada o Vietnam?") Eugene improvvisa con John Zorn e Tom Cora a New York.

Gli anni 80 si aprono con il rockabilly demenziale e dissonante degli Shockabilly, lui intanto fissa il suo acido impegno politico, poi si aggiunge ai Camper van Beethoven, sempre coverizzando il mondo intero, fa dischi con They might be giants et alter.

Negli anni 90 ritrova e scompagina folk e country, scambia la chitarra elettrica con quella acustica, creando così un sound totalmente personale, in cui la sua indole di improvvisatore rumorista rivolta sorniona sonorità più traditional.

Il percorso continua, tra sfilze di dischi e nastri autoprodotti e collaborazioni eccellenti non solo nel mondo del jazz, incontrando musiche antipodali ed esotiche, per consegnarci oggi un artista incredibilmente eclettico, capace di performance surrealmente avant ma al contempo esilaranti e caustiche, capaci di frullare musiche altre, d'altri e d'altri tempi sempre all'insegna di un buon umore iconoclasta.

Collaborazioni con: John Zorn, Violent Femmes, i nostrani Zu, Sun City Girls, Elliot Sharp, Fred Frith, Derek Bailey,They Might be Giants, Keiji Haino, Marc Ribot, David Toop, Susie Ibarra, Tom Cora, e ci fermiamo qui...


ecco la recensione del concerto

Eugene Chadbourne Museo Della Musica Bologna (24 Febbraio 2009) Comicita e ricerca musicale, parodia e eclettismo. Eugene Chadbourne dimostra ancora una volta che la musica sperimentale può andare tranquillamente a braccetto con il country, il noise, il metal e il clownesco. Alla faccia di chi pensa che la musica sperimentale (d'avanguardia, anticonformista o come diavolo la si voglia chiamare) sia per forza una roba noiosa e di chi crede che i musicisti "impegnati" debbano (chissà per quale motivo, poi) essere barbosi bacchettoni che suonano per un pubblico elitario e serissimo. L'altra sera, nella saletta del Museo della Musica di Bologna, Eugene Chadbourne ha dato prova del contrario, dimostrando che la comicità può andare perfettamente a braccetto con la ricerca musicale, senza che quest'ultima perda di credibilità. E lo ha fatto a modo suo, con quell' inconfondibile stile da americano giramondo, capace di adattarsi a qualsiasi platea e, soprattutto, a generi musicali distanti anni luce tra loro. Solo con un banjo e una chitarra, il musicista statunitense, noto per le sue svariate collaborazioni (da John Zorn a Fred Frith, da Jello Biafra a Derek Bailey, fino ai romani Zu), è riuscito ad ipnotizzare i presenti per un'ora e mezzo con uno show esilarante e capace di abbracciare, in poco più di un giro d'orologio, mondi musicali agli antipodi. Senza tanti convenevoli, Chadbourne ha esordito con una serie di brani country, che spesso e volentieri si dilatavano, sfociando in improvvisazioni free, con il banjo trasformato in un ibrido tra uno strumento a corde e una percussione.Dopo una mezz'oretta eccolo imbracciare la chitarra elettrica, distorta e compressa all'inverosimile, e lanciarsi in una serie di cover. Are You Experienced? Di Hendrix sarebbe praticamente irriconoscibile sotto le sferzate noise della sei corde, se non fosse per l'ormai classico stop and go con la declamazione della frase che da il titolo al brano. Dal rumorismo estremo al suono chiaro e limpido ci passa un colpo al pedale degli effetti. Ed ecco il Nostro esibirsi in un duetto (degno di un imitatore di professione) tra Bob Dylan e Louis Armstrong sulle note dello standard Stardust. Ma non c'è sosta e il pubblico non ha ancora smesso di ridere che arriva la sua personale rilettura del classico del classici del rock'n'roll, Roll Over Beethoven, trasformato per l'occasione in un geniale "Roll over Berlusconi"! La comicità musicale di Chadbourne possiede l'efficacia che solo i grandi attori riescono a suscitare, tanto è raffinata e mai grossolana. E, soprattutto, imprevedibile. Quanto meno te lo aspetti, il vecchio Eugene ti mostra il pezzo da novanta, tirando fuori uno strumento di sua invenzione: il rastrello "elettrificato" (!). Chadbourne gironzola per un quarto d'ora esplorando tutte le sfumature del rumore con il suo nuovo arnese, ora graffiando il pavimento,ora sfruttando il suono del contatto elettrico con le luci. Non importa che sia un concerto gratuito e che ai presenti potrebbe già bastare. Lui è in vena, il pubblico anche e quindi, imbracciato di nuovo il banjo, ricomincia con le sue deliranti melodie pseudo country. In questi casi ci si può solo lamentare del fatto che tutte le cose, prima o poi, finiscono. Eccezionale. Daniele Follero


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