mercoledì 3 marzo 2010

Estratto video + Intervista: Carla Bozulich 's Evangelista - pulse#105 @ Stalker Reloaded

Pensavate che i video e le interviste fossero finiti? Abbiamo sempre con noi videocamera e registratori vocali per mostrarvi cosa vi siete persi o cosa avete avuto la fortuna di vedere!
Questa volta vi offriamo

video+intervista
PULSE#105 - CARLA BOZULICH'S EVANGELISTA

il brano è:
Crack Teeth
tratto da:
Prince of truth (Constellation, 2006)



Padova, Stalker Reloaded 24/01/2009


La sua è una storia complicata, fatta di estremi e già ricca di collaborazioni nell’underground musicale americano sul finire degli anni '80. Questa sera è qui con il nuovo progetto Evangelista per presentare il suo ultimo Hello Voyager.

Come sta andando il tour?

Carla: Sta andando molto bene, ci stiamo divertendo. Alcuni concerti sono stati delle belle esperienze, Roma ad esempio è fantastica, la gente è positiva e devo dire che è piacevole soprattutto quando sei di cattivo umore...

Ti senti sempre a tuo agio con la figura di donna drammaticamente tormentata con cui vieni dipinta? Hai mai l’esigenza di venire presa meno sul serio a prescindere dal tuo passato?

Carla:

A dire il vero tutta la mia vita di tutti i giorni è colma di risate e gioia, soprattutto tra me e Tara Barnes, la bassista, è addirittura difficile starci dietro perché ridiamo continuamente. Ad ogni modo sono consapevole che anche quando sono triste o arrabbiata sia ok, è la mia vita, è il mio modo di essere, in fondo sono felice la maggior parte del tempo. E’ fondamentale essere sè stessi e non cercare di apparire forzatamente diversi. Comunque no, non mi preoccupo dell’ascoltatore, non mi interessa fare musica leggera, non fa per me anche se poi mi piace ascoltarla. C’è una band ad esempio, i Celebration : sono americani e la cantante è incredibile, è buona musica ma non è il genere di messaggio che posso dare io. Lei è incredibile, è puro divertimento! C’è un sacco di musica come questa che mi piace, ma la mia più grande soddisfazione è comunicare scavando dentro di me tirando fuori le cose e portando le persone magari anche a riflettere.

Come ti senti nei confronti di tutte le donne che si riconoscono nei tuoi pezzi e che attraverso la tua storia sentono dare voce alle loro esperienze di violenza? Non è una responsabilità a volte fin troppo grande?

Carla:

E’ una domanda interessante. Io non credo si tratti solo di donne comunque, è per chiunque voglia ascoltare col cuore, è ciò che accade con la musica in generale: c’è una forza e una potenza che ciascuno può prendere e custodire per rendersi più forte in una qualsiasi situazione complicata, in particolare diventa utile se le si affronta insieme attraverso la musica. So che suona banale ma lo penso davvero. A volte è importante essere arrabbiati e tirar fuori tutto per essere in grado di esprimere le cose che non riusciamo a dire, perché tendiamo a controllarci e ad agire come persone “normali”, ma io non credo esista la condizione di “normale”, è un mito. Quello che mi sento di suggerire è di allontanarsi da questo modo di pensare così costruito.

Sei stata anche definita madrina dell’alt country, ma nel tuo percorso hai attraversato generi molto diversi. Mahler, George Jones, Patty Smith hanno mutato la tua visione della musica negli anni. Vuoi parlarmi un po’ di questi tuoi cambiamenti continui?

Carla:

Per me la musica country è un genere fantastico, mi è sempre piaciuto molto cantarlo, ma ancora più che l’alt country mi piace il country tradizionale, l’old style country. Nella mia band precedente, i Geraldine Fibbers, si può notare la differenza: se ascolti i pezzi il mixaggio è quasi assente, suonano country appunto; certo poi c’è del noise, rock o altra musica, ma questi sono i riferimenti di genere.

Ciò che preferisco per quanto riguarda il coutry è cantare vecchie canzoni di George Jones. Devo ammettere di relazionarmi meglio con pezzi maschili, se devo cantare delle cover: li sento molto più miei. Comunque, considerando i vari generi, mi sono appassionata a tanti tipi di musica: amo suonare e scrivere cose diverse. Ciò da una parte non ha fatto troppo bene alla mia carriera musicale, ma è stato ottimo per il mio sound. A volte è controproducente perché ho realizzato album che sono piaciuti ad alcuni fan e poi magari un altro disco in cui gli stessi non trovano più quel tipo di suono. Certo non succede sempre, ma a volte capita che qualcuno si allontani.

Il tuo percorso musicale è ricco di personalità molto forti. Cosa ti ha lasciato l’esperienza al fianco di Lydia Lunch o Mike Watt? O se preferisci raccontami delle esperienze passate con Neon Veins, Invisible Chains e Ethyl Meatpow.

Carla:

Uh Lydia Lunch è favolosa, bellissima, è un mostro di poesia: lei dice la verità, la sua verità, per me molto vicina alla perfezione. E’ controversa, esprime cose nelle quali credo e di cui io ho ancora difficoltà a parlare perché non voglio urtare nessuno, ma per lei è molto più importante parlare delle cose. Non lo fa per essere aggressiva, nella realtà è dolcissima e la ritengo la persona più carismatica che io abbia mai incontrato; davvero consiglio di andare a vederla perché è incredibile. Tutti quelli che assistono ad un suo show poi sentano l’esigenza di incontrarla perché è un personaggio unico. Ad esempio, lei sostiene che avere figli ora è la cosa peggiore che si possa fare, sia per il mondo che per il bambino stesso. E’ una posizione interessante e per la mia esperienza anche condivisibile; io ho scelto di non avere figli, più probabilmente ne adotterò uno anche se la maggior parte delle persone ne vogliono uno proprio. Ad ogni modo questo era solo un esempio per darti un’idea di Lydia.

Mike Watt… per me è il miglior simbolo del punk rock tra tutti quelli che ho conosciuto. Ho interiorizzato la maggior parte dei miei principi non solo da lui ma da tutta la band i Minutemen, sono cresciuta nella loro stessa città: San Pedro. Mike Watt è un uomo fantastico e incredibilmente affascinante, è un grande appassionato di Storia, non solo recente: ha fatto degli studi approfonditi e credo potrebbe senza problemi insegnare. E' un pozzo di sapere tutte le volte che ci parli e poi è più vecchio di me, ma è incontenibile: va pazzo per il kayack! Lo fa ogni giorno nella baia di San Pedro, dove ci sono delle cascate potentissime. E tutte le mattine alle 6 di mattina lui è lì se qualcuno fosse interessato ad incontrarlo… (risate).

Questo è Mike Watt, formidabile!

Quanto è importante l’improvvisazione in Hello Voyager ? Ti va di confrontarlo ad Evangelista?

Carla:

L’improvvisazione per me è molto importante perché spesso mi annoio, da qui la mia tendenza a spaziare tra vari generi. Improvvisare è eccitante perché puoi anche fallire, ovviamente succede che non suoni bene… diciamo che c’è la giusta dose di rischio, quel pizzico di pericolo che fa sembrare tutto più eccitante. Allo stesso tempo è fantastico quando riesce: se improvviso qualcosa e viene bene è un grande traguardo, un completamento.

Cosa mi dici della copertina di Hello Voyager? Hanno un qualche significato particolare quei gatti disegnati?

Carla:

Mmm non so se sono veramente gatti..Lo sono per te?

Credo sia l’idea che più si avvicina. Cosa sono?

Carla:

Beh sono gatti.. (risate).

E’ un lavoro di Nadia Moss, una bravissima pittrice di Montreal: ha fatto le copertine dei due dischi oltre che suonare l’organo in entrambi. E’ una donna molto profonda e simpatica. E' buffo perché i suoi lavori appaiono così seri, e lo sono sicuramente, non sto minimizzando, ma credo che lo humor sia una componente altrettanto importante.

Comunque, non so se siano realmente gatti, probabilmente dovrei chiederglielo la prossima volta. Di certo ha disegnato tante piccole creature. Non so cosa significhino esattamente, ma so che vogliono comunicare qualcosa ai tuoi occhi quando li guardi. Non li trovi carini? Vogliono comunicare qualcosa riguardo all’essere strani, complessi…

Ai miei occhi sono una via di mezzo tra esseri umani e animali…

Carla:

Sì, è esattamente questo, ed è quello che sono io: donna e animale. Secondo me il miglior modo di sentirsi.

Il progetto Evangelista comprende tanti altri musicisti appartenenti tutti all’etichetta canadese Constellation. Questo è il secondo per loro, come ti stai trovando?

Carla:

E’ bellissimo, l’Hotel2tango studio è fantastico ed Efrim Menuck è ovviamente il tecnico del suono. Ora torneremo lì per registrare a febbraio anche il terzo album con Evangelista e lui ci seguirà di nuovo. Efrim produce molta musica, ma c’è di più, a lui non piace neanche essere definito produttore per cui non saprei come chiamarlo. Le sue idee sul nostro lavoro ci hanno fatto riflettere su diversi punti ed è stato importante perché i suoni uscissero nel modo giusto.

Comunque sì, registrare a Montreal è stato molto importante per Evangelista. Non so spiegarti esattamente il motivo, ma è parte del disco ed è buffo perché quando abbiamo registrato il primo album era inverno e faceva un freddo spaventoso, qualcosa come 14 gradi sotto lo zero ed era pericolosissimo addirittura stare 2 o 3 minuti fuori all’aperto. Credo questo abbia molto influito sull’album, si percepisce una certa intensità. Se ci fosse stato più caldo probabilmente non sarebbe uscita. Mi piace molto lì: ne guadagna la musica, adoro le persone, ci sono artisti, grandi musicisti e se giri per le strade sei travolto dalla loro creatività, ci sono poster che spiccano come opere d’arte, flyer, adesivi, musica. E' una città estremamente stimolante.

Beh, a tal proposito anche l’Italia mi pare di intuire ti sia di grande ispirazione…

Carla:

Mi piacciono la Spagna, il Portogallo: la parte sud ovest dell’Europa è quella che preferisco. In Italia mi sono sentita a mio agio, fin dalla prima volta che sono venuta qui e non parlavo una parola di italiano. L’esatta sensazione che ho provato scesa dall’aereo è stata:” I’m home”. Mi piacciono le persone e mi diverto sempre un sacco, sarà per il cibo e per il vostro modo di fare. Amo l’Italia.

E per di più questa sera ti vedremo suonare insieme ai Father Murphy, una band italiana che hai caldamente richiesto insieme a te stasera.

Carla:

Abbiamo suonato parecchio con i Father Murphy, anche negli Stati Uniti. E' un gruppo che mi piace moltissimo, adoro Federico, spero capiti sempre più spesso di suonare insieme, è una bella emozione.

Abbiamo fatto quattro concerti credo un anno o un anno e mezzo fa, non ricordo bene. Ho avuto subito la sensazione che fossero molto forti e interessanti, fanno veramente dei bei pezzi ed è un piacere vederli lavorare… così precisi, poi si stimano tutti molto l’un l’altro. C’è una bella atmosfera.

Per concludere, cosa stai ascoltando volentieri in questo periodo?

Carla:

Ieri sera ho ascoltato Billie Holiday. E' la prima volta dopo 10 anni. La adoro. E' buffo che io abbia fatto passare così tanto tempo; ad ogni modo ho pensato che fosse il caso di riascoltarla. Hai presente quando smetti di ascoltare qualcosa per un po’ di tempo e poi la riscopri ed è ancora più bello? Ci sono alcuni gruppi di Los Angeles che mi piacciono veramente molto: i Gaunt, ci ho suonato non tanto tempo fa, era lo stesso tour con Father Murphy, ma ora stanno facendo uscire un album nuovo per cui… Poi c’è un altro gruppo che si chiama Miss Cincinnati, sono in tre e suonano solo canti da marinaio; c’è in particolare la ragazza con cui ho suonato a lungo, Jessica, e suona il violoncello, mentre il suo ragazzo Jeremy suona la chitarra, fanno una sorta di musica sperimentale: prendono questi canti da marinaio e li impreziosiscono di atmosfere, una sorta di ambient ricca di suoni astratti. Danno realmente vita ai pezzi anche visivamente: questa é la loro caratteristica maggiore. Infine ascolto molto Nels Cline, uno dei migliori musicisti con cui io abbia mai collaborato , da poco è uscito un suo album dal titolo Coward che mi piace molto.

Intervista a cura di Daniela Cia

Riprese: Giulia Tirelli
Montaggio: Giulia Tirelli e Sergio Pigozzi
Videro realizzato in collaborazione con Punto Video Toselli


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