Pulse#131:
HRSTA (Can / Constellation)
http://cstrecords.com/bands/hrsta http://www.myspace.com/hrstamusic
domenica 11 aprile 2010 alle ore 21.30 circolo arci Pixelle |
Mike Moya (co-fondatore Godspeed You! Black Emperor) Brooke Crouser (già con Jackie-O-Motherfucker) Lisa Gamble (già con Carla Bozulich's Evangelista) Nick Keupfer "Hrsta harnesses traditional and otherworldly sound as Moya sings lyrics cribbed from lost faerie tales in a voice that recalls a more blissed-out Daniel Johnson or a less blissed-out Wayne Coyne. Moya's electric guitar work is unique and recognizable to many from the early Godspeed records - a haunted, reverb-drenched, oscillating siren-sound, guided by a focused and soaring melodic sense" "Obbietteranno in molti: Canada? Post-rock? Eh sì, ci risiamo. Ora si potrebbe benissimo chiudere la recensione con un bel cinque, magari anche regalato, alla solita (noiosissima) parentesi Constellation. E invece no. Perché l'etichetta che ha sfornato i migliori lavori degli ultimi anni non si smentisce. Il nuovo disco degli Hrsta, giunti ormai alla terza prova... colpisce dritto dritto al cuore. A dieci anni dalla fondazione, la Constellation sembra aver aperto una nuova fase nella sua storia... Non più, o quantomeno non solo, catartiche discese nell'inferno a colpi di viole e chitarre, ma uno spirito cantautorale, vagamente acerbo (ma non va considerato un difetto) e noir, che pervade le consuete strutture musicali. Se dunque di nuova vita si tratta gli Hrsta ne incarnano alla perfezione le linee guida... Non ci si lasci ingannare dalla definizione "post-rock", perché le strutture qui si alternano in un continuo gioco di rimandi. Malinconiche atmosfere come solo Matt Elliott sa fare, accenni tzigani à-la Silver Mt.Zion, roboanti sfuriate (poche, in verità) che si aprono verso orizzonti noise. Il tutto, però, è assemblato con una mirabile semplicità di fondo, una coesione che mai si era riscontrata nei loro precedenti lavori. Le note (in odor di Dirty Three) dilagano nell'introduttiva "Entre la mer et l'eau douce". A seguire, le partiture quasi sussurrate di "Haunted Pluckley", di morriconiana memoria, e l'incantevole "The Orhcard". Se, dunque, nella prima parte del disco emerge il lato cantautorale e malinconico, del gruppo, nelle ultime due tracce Moya costruisce wall of sound sublimi, di una potenza distruttiva. Alla temuta terza prova, gli Hrsta non solo non falliscono l'obiettivo, ma rinnovano con una ventata di novità la loro discografia. Nove tracce appassionate, da vivere in costante trasporto emotivo" (7.5, Alberto Asquini, Ondarock) http://www.ondarock.it/recensioni/2007_hrsta.htm
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