A.S.U. in collaborazione con la Mela di Newton presenta:
Pulse#152
Stanley Brinks (b.y_records, FRA)
a.k.a. Andrè Herman Düne
+ Clémence Freschard (Radbab, FRA)
[Anti Folk/ Ultra Freak Lo-Fi /Cantautoriale /Beautiful Losers]
http://www.myspace.com/therealstanleybrinks
http://www.myspace.com/freschard
Martedì 14 Dicembre, h. 21.00 @ La Mela di Newton
Via della Paglia, 2 - Padova
Chiudiamo dunque l'anno così: con un graditissimo ritorno di due amici già ospiti Pulse nel lontano 2007, alla ex Chiesetta delle Zitelle. Lui lo ricordiamo scazzato in maniera semplicemente sublime e geniale, quanto si confà a chi molla d'un tratto ambizioni da jetset e rapide prospettive di monetizzazione del proprio talento per poter lasciar libero sfogo all'ispirato strabordare compositivo;
lei invece dolcissima e artisticamente tutt'altro che al traino.
Difficilissimi da dimenticare, ve ne accorgerete!
Dal 1999 gli europei Herman Düne, composti inizialmente da Andrè, David-Ivar e Neman, hanno sfoderato album grandiosi quali "Turn off the light", "They go to the woods", "Giant" e l'eccezionale "Switzerland Heritage" con i quali si sono imposti anche negli States come tra i più rappresentativi artisti della scena anti-folk. Punti di riferimento del loro sound sono Silver Jews, Sebadoh, Pavement, Will Oldham, Cat Power, Smog, Magnolia Electric Co., Moldy Peaches, per arrivare poi a Neil Young e Bob Dylan. I loro show sono sempre una esperienza ogni volta eccitante e ogni volta differente per la loro capacità di improvvisare sul palco sempre nuovi pezzi e cover delle più improbabili. Con "Mas Cambios" la band ha virato verso lidi più pop pur non perdendo la loro vena indie e l'incredibile capacità di disegnare semplici ma splendide melodie. Dall'inizio del 2007 però Andrè, di certo l'anima più sperimentale del gruppo, ha deciso di recuperare le atmosfere più lo-fi e crude degli esordi dando vita al progetto solista Stanley Brinks. Già dal 2003 vive a Berlino dove si è creato un pubblico fedele grazie ai suoi memorabili set solisti. Sotto una infinita quantità di moniker ha registrato più di 50 cd, perlopiù per la sua etichetta RADBAB REC. A dicembre sarà nuovamente in Italia, accompagnato come sempre dalla compagna cantautrice francese Clemence Freschard.
Rec.: Stanley Brinks - "dank u" Abbandonato il gruppo Herman Düne e lasciati da parte i progetti solisti Ben Dope, Ben Hashish, Klaus Bong (ricordo di aver intervistato André via e-mail un paio di anni fa, terminò l'intervista con un elenco dei dischi pubblicati da solista che occupava una pagina intera), Andrè Herman Düne si presenta ora con un nuovo moniker - Stanley Brinks - e con un nuovo album "Dank U", pubblicato dalla Ciao Ketchup. L'ascolto di "Dank U" è un'esperienza in tutto e per tutto simile a quella vissuta ascoltando uno qualsiasi degli album pubblicati dagli Herman Düne: verrete travolti, dunque, da lunghi testi ironici (che ne dite di un improbabile ritornello in inglese/italiano "all my roads don't lead to Rome, there is no place I wanna call home, mi sono bagnato fino al culo", tratto dal brano "Songs Of Hassan"?) e autobiografici ("Stanley Brinks" narra la storia della vita di André), da melodie semplici ed elementari nella loro genialità e da una musica folk a bassa fedeltà e davvero coinvolgente. Una nota di colore è rappresentata dalla partecipazione dei Wave Pictures nel brano "My Experience With Truth". "Dank U" è un album che ascolterò a ripetizione e André Herman Düne si conferma il mio eroe anti folk preferito.
martedì 14 dicembre 2010
venerdì 10 dicembre 2010
pulse#151: ALEXIS GIDEON (USA) + SHELLEY SHORT (USA) Houseshow VENERDI 10.12.2010
House show in via Tartini4
VENERDI 10.12.2010 h. 21
ALEXIS GIDEON
(USA - Sick Room/African Tape)
-loops beats warm guitar and dreamy folk carnival-
Talentuoso cartoonist ed eccentrico creativo, dopo un primo successo dovuto alla creazione del Duo Princess con Michael O’Neill, approda a Portland dove sviluppa le sue poliedriche prerogative di artista totale. Video artista innamorato del fumetto, ha iniziato a creare universi abitati da creature oniriche in luoghi irreali anche quando si mostrano all’apparenza concreti come alcuni squarci del lontano oriente.
La sua musica pone dei seri problemi di interpretazione in termini di genere, potremmo sicuramente parlare di Hip-hop stralunato, di nonsense rap, di guitar pop, di calembour onirico, ma di certo vi è solo che Alexis non è tipo da catalogarsi facilmente, con le sue beat machines, i suoi synth, le bass line, la chitarra, ma soprattutto lui le sue influenze ( Brian Eno, Stevie Wonder, John Zorn and Outkast) e la sua voce, qualcosa che sembra ricordare un incrocio tra Timbaland e Snoop Dog sotto gli effetti di dosi massiccie di elio (He) e ossigeno puro.
Il tutto viene, come prevedibile, accompagnato dalle sue creazioni video, suggestive e sbalestrate quanto i suoi brani, per i quali sono d'altra parte state appositamente realizzate, secondo l'idea di:
“explore hip-hop as a narrative form for creating a story that oscillates between an abstract, free-flowing childlike fairytale and a more traditional straight forward one.”
http://www.myspace.com/ale
http://www.alexisgideon.co
+
SHELLEY SHORT
(USA - Hush)
su "A cave, a canoo":
La sua è arte allo stato puro. I suoi soggetti sono disegnati usando colori pastello, impreziositi con sfumature sottili, quasi invisibili se osservate da lontano.
C’è voluto più di un anno per realizzare quest’album, per via delle molte collaborazioni nelle quali è stata impegnata la songwriter. Ma il tempo ha giocato a suo favore, dal momento che i brani risentono favorevolmente di una trasparente sensazione di calma, di comodità compositiva.
Dieci canzoni ovattate, personali, che in poco più di mezz’ora si fanno apprezzare per via dei mille suoni che s’intrecciano dietro la preziosa voce della Short, la quale, forte di un timbro soave, rilassato e dallo spicatto senso melodico, centra in pieno l’obiettivo di farci intravedere posti lontani e incontaminati.
http://www.shelleyshortmus
http://www.myspace.com/she
Alexis Gideon Video Musics II: Sun Wu-Kong Official Trailer from alexis gideon on Vimeo.
Clement Mason - Alexis Gideon from alexis gideon on Vimeo.
venerdì, 10.12.2010 ore 21
houseshow
Padova
bnlze@yahoo.it
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martedì 7 dicembre 2010
Pulse#150: DISKJOKKE (NOR, Smalltown Supersound) + KELPE (UK, D.C. recordings) Ma 7/12/2010 h.20.30 @ Bastione Alicorno, PD
A.S.U. in collaborazione con il Consiglio di Quartiere n.4 e con il contributo di UNIPD presenta:
Pulse#150
Martedì VII.XII.MMX, h. XX.XXX
@ Bastione Alicorno
P.le Santa Croce, PD
DISKJOKKE (NOR, Smalltown Supersound)
[ Electronica / Psych-Kraut / Kosmische Disco / Tropicalia ]
http://www.diskjokke.com/ http://www.myspace.com/diskjokke http://www.smalltownsupersoundcom/
+
KELPE (UK, D.C. Recordings) [ IDM / Dirty Hip Hop / Bleeps and Beats / Disturbed Funk]
http://www.kelpe.co.uk/ http://www.myspace.com/kelpemusic
Premettendo le più sincere scuse a quel gentiluomo di Eric Chenaux per il declassamento cardinale operato sulla sua serata a 149bis, eccoci alfine giunti all'appuntamento con i numeri più o meno tondi, e come nelle due precedenti occasioni (Pulse50 = The Ex + Mohammed Jimmy Mohammed anno 2006, nel 2008 il Pulse100=houseshow a due piani con -tanti- amici) l'idea rimane quella di proporvi qualcosa di assolutamente fresco sia nei contenuti che nelle soluzioni.
Questa volta abbiamo impacchettato una serata prefestiva coi fiocchi, radar impostato a scandagliare le profondità dell'elettronica nord europea con i live di due artisti in classe top, in un contesto assolutamente deluxe, quello del Bastione Alicorno (riscaldato), il tutto coronato dal costo risibile dell'ingresso.
Sui musicisti reclutati appositamente per la celebrazione c'è da dire che ci eran sfuggiti in due recenti occasioni (Kelpe era stato contattato per il SSF10, ma la contiguità con una data ad un festival in Tunisia aveva all'epoca complicato il tutto, Diskjokke per Circuito Off, ma suonava a Mosca quindi niet!), e l'operazione pulse150 viene anche a risolvere questa esigenza non ancora soddisfatta.
Impreziosiscono la serata la selezione di Monti e Blondie Equal Stupid oltre al progetto (RISO)grafico cartaceo dei Tankboys
Riguardo Diskjokke, nome d'arte per il norvegese Joachim Dyrdahl, non starò qui a tediarvi con le inevitabili etichettature accettate di Nu-Disco, Space Disco, o Italo Disco, vi dirò solo che il nostro campione stupisce sia nel ruolo di remixer che in quello di compositore.
Nella prima categoria vanno citati una serie di personaggi che hanno ben pensato di ricorrere a lui per rimaneggiare e far risplendere i loro singoli, partendo dal suo amico e compagno di etichetta Lindstrøm, passando per i Bloc Party, per arrivare alla delicata Charlotte Gainsbourg, i Foals e molti altri, ma il meglio ha ancora da venire, in quanto si vocifera in rete (quella che parla solo norvegese) che sia proprio Diskjokke colui che si prenderà in carico il remix del primo singolo tratto dal nuovo album elettronico di David Lynch (sì, il regista... esce a gennaio il suo disco elettrico su Sunday's Best di Rob da Bank, nel frattempo il singolo è qui).
Sul fronte della composizione Joachim però dà a mio avviso il meglio di se stesso, gli ultimi due album rilasciati dalla ottima Smalltown Supersound (quella di Annie, Lindstrøm, Tussle, Arp e tanti altri), rispettivamente "Staying In" ed "En Fin Tid", sono una sintesi delle capacità ed influenze (Brian Eno, Tangerine Dreams, rock krauto) del musicista, più frammentato ed eterogeneo il primo, del 2007, più compatto nello stile ma rarefatto nell'incedere il secondo, di quest'anno. E rovistando tra i pezzi che li compongono si trova tutto: l'ex studente di matematica nell'esercizio techno brillantemente riuscito di Interpolation, l'ex violinista classico che in Rosenrød gira al volo un oscuro incedere di synth in un momento di estasi solare (sunkissed?), il dancefloor compresso per meglio poter esplodere di Big Flash, la genialità delle staffilate house e del titolo di I Was Go To Marroco And I Don´t See You, la mini odissea racchiusa nei dieci minuti di Nattlestid, la malinconia in salsa tropicale di Some Signs Are Good.
In fondissimo trovate una recensione per ciascun disco ad opera dell'ottimo Andrea Pomini, una tratta da Rumore, l'altra da DJ Mag, via Soulfood. Notare bene: nonostante la non trascurabile ed onomatopeica attività di Diskjokke in qualità di dj, egli è più che lieto di presentare a Padova il suo LIVE set!
Kelpe invece ci è stato prontamente segnalato dal nostro osservatore di fiducia di stanza a Berlino, dopo averne gustato una coinvolgente performance al Transmediale di quest'anno, in apertura al set di Fourtet (suo fan): è il progetto elettronico di Kel Mckeown, accompagnato dal vivo alla batteria da Chris Walmsley e vengono entrambi dalla Gran Bretagna, Londra per l'esattezza.
La discografia di Kelpe mette in scena una sorta di elettronica cinematica, psichedelica e delicata ma con una vena futurista, bassi funk e chitarre fuori dal tempo perse in lunghi echi. ll duo presenta nel vario materiale live il nuovo 12" "Chocolate Money", due tracce, subito riproposte in remix sul lato B, che mischiano Hip Hop sporco synth distorti e percussioni funkeggianti. Non vediamo l'ora...
Nel frattempo, non trovando ahinoi degne recensioni in italiano, vi lascio in compagnia poco più sotto di un'ottima recensione del precedente "Cambio Wechsel" in english (gli inglesi ne han tante di disgrazie, ma almeno loro c'han la BBC) in cui l'opera del nostro viene accostata alle sonorità di Flying Lotus e Prefuse 73 (a me spesso piace pure di più, ma così si rischia la lapidazione...)
Una raccomandazione sugli orari: data la natura della location e i vincoli di orario, raccomandiamo di non arrivare oltre le 21 per godere appieno della scaletta.
Recensioni:
BBC Review
"A journey to exciting territories beyond the beats-and-pieces norm." Mike Diver 2009-11-03 Kelpe is the musical alter-ego of British artist Kel McKeown, whose dalliances with sound are producing some wonderfully wobbly, boisterous and bubbly fare - think Hudson Mohawke with the ADHD turned down and a comfy pair of slippers on, lighting a deserved cigar... with a blowtorch... while roasting road kill over an open fire. Cambio Wechsel is his third album for DC Recordings, a label established by DJ and producer Jonathon Saul Kane in the mid-1990s to showcase the diversity that few get to hear within the genres of hip hop and electronica. This album's tracks branch out to tickle the tastiest parts of said pigeonholes, its bleeps and squelches, glitch beats and truculent thuds merged into a tumultuous whole that's, at times, as irresistible as Prefuse 73 or Flying Lotus's most commended collections. The oppressive, insatiable attack of Closed Cup Headroom is an instant standout, its alien clicks - think the prawns of District 9 messing about with vocoders - surrounding the senses and tightening their circle with each passing second, laser blast effects charring the ground just inches from their targets' feet. After Gold is similarly cacophonous, but a lot easier on the nervous system - while these structures display similarities from piece to piece, it's rare that one echoes the previous in an unappealing manner. Like Bibio's occasionally otherworldly album of earlier this year, Ambivalence Avenue, Cambio Wechsel's flirtations with myriad motifs that rarely have a hand to hold elsewhere on the record can lead to the listener becoming rather dizzied by the experience. But when the shiny synth lines and distorted drum and bass fluctuations of Low Frequency Fumble, the treble-centric J Dilla skitter of Eye Candy Bath and the fidgety itchiness of Wind in the Windows are appreciated as individual arrangements, outside of an album context, Kelpe's talents shine 'til they threaten to blind and/or deafen. As an all-in-one listen, there's a lot to take in - perhaps too much. But treat Cambio Wechsel as a mixtape produced by a mind that simply can't sit still and it's a journey to exciting territories beyond the beats-and-pieces norm.
DiskJokke - Staying in (Smalltown Supersound).
La chiamano nu-disco, ed è uno dei suoni più caldi del momento. Tra gli epicentri, la Scandinavia: la Svezia degli Studio, la Norvegia di Lindstrøm, Prins Tomas, Todd Terje ed ora Joachim Dyrdahl, in arte diskJokke. Un esordio col botto il suo. Ricco di cascate di melodia e sorprese continue, carica da dancefloor e anima. Si viaggia su ritmi più dritti e spediti rispetto ai suddetti, trovando una formula magica per combinare disco italo e non, house acid e non, e techno molto detroitiana. Joachim, studente di violino e di matematica, dosa calore e rigore con maestria. Aprendo le danze su toni più giocosi - Folk i farta e Større enn først antatt sono due capolavori - per farsi più serio e meditativo nella seconda metà dell'album, con I Was Go to Marroco and I Don´t See You (non è un errore, si intitola proprio così) come martellante e irresistibile spartiacque. Ma in tutto Staying in si respirano aria fresca ed euforia dal retrogusto dolcemente malinconico, ed è una sensazione impagabile. (da Rumore #197)
DiskJokke - En fin tid (Smalltown Supersound) "Musica per la notte che mantiene il calore dei pomeriggi in spiaggia": lo scrisse qualcuno parlando di Staying in, debutto datato 2007 del norvegese Joachim Dyrdahl, ma la definizione suona ancora più azzeccata per questo En Fin Tid. Titolo che dalle parti di Oslo significa qualcosa come "tempi felici", del tutto appropriato per un album che rende più calda e solare la già emozionante fusione messa a punto dal nostro. Ci sono le radici house e techno e dosi massicce di relax balearico, i viaggi della disco cosmica europea e gli spazi del dub, tutto passato in rassegna con una originalità fuori dal comune. Si guarda tanto alla compattezza del groove (Big Flash non dovrebbe avere problemi a fare urlare una pista piena) quanto alle esplorazioni sonore di gente come Arthur Russell e Alan Parsons, o dei gruppi kraut-rock tedeschi degli anni '70 più spinti verso l'elettronica. Con il valore aggiunto di una scaletta perfetta, che fa fluire gli otto brani in un crescendo di emozioni e conferma come, nella già incredibile scena nu-disco scandinava, questo ex studente di matematica sia il vero fuoriclasse.
(DJ Mag n. 2)
Pulse#150
Martedì VII.XII.MMX, h. XX.XXX
@ Bastione Alicorno
P.le Santa Croce, PD
DISKJOKKE (NOR, Smalltown Supersound)
[ Electronica / Psych-Kraut / Kosmische Disco / Tropicalia ]
http://www.diskjokke.com/ http://www.myspace.com/diskjokke http://www.smalltownsupersoundcom/
+
KELPE (UK, D.C. Recordings) [ IDM / Dirty Hip Hop / Bleeps and Beats / Disturbed Funk]
http://www.kelpe.co.uk/ http://www.myspace.com/kelpemusic
Premettendo le più sincere scuse a quel gentiluomo di Eric Chenaux per il declassamento cardinale operato sulla sua serata a 149bis, eccoci alfine giunti all'appuntamento con i numeri più o meno tondi, e come nelle due precedenti occasioni (Pulse50 = The Ex + Mohammed Jimmy Mohammed anno 2006, nel 2008 il Pulse100=houseshow a due piani con -tanti- amici) l'idea rimane quella di proporvi qualcosa di assolutamente fresco sia nei contenuti che nelle soluzioni.
Questa volta abbiamo impacchettato una serata prefestiva coi fiocchi, radar impostato a scandagliare le profondità dell'elettronica nord europea con i live di due artisti in classe top, in un contesto assolutamente deluxe, quello del Bastione Alicorno (riscaldato), il tutto coronato dal costo risibile dell'ingresso.
Sui musicisti reclutati appositamente per la celebrazione c'è da dire che ci eran sfuggiti in due recenti occasioni (Kelpe era stato contattato per il SSF10, ma la contiguità con una data ad un festival in Tunisia aveva all'epoca complicato il tutto, Diskjokke per Circuito Off, ma suonava a Mosca quindi niet!), e l'operazione pulse150 viene anche a risolvere questa esigenza non ancora soddisfatta.
Impreziosiscono la serata la selezione di Monti e Blondie Equal Stupid oltre al progetto (RISO)grafico cartaceo dei Tankboys
Riguardo Diskjokke, nome d'arte per il norvegese Joachim Dyrdahl, non starò qui a tediarvi con le inevitabili etichettature accettate di Nu-Disco, Space Disco, o Italo Disco, vi dirò solo che il nostro campione stupisce sia nel ruolo di remixer che in quello di compositore.
Nella prima categoria vanno citati una serie di personaggi che hanno ben pensato di ricorrere a lui per rimaneggiare e far risplendere i loro singoli, partendo dal suo amico e compagno di etichetta Lindstrøm, passando per i Bloc Party, per arrivare alla delicata Charlotte Gainsbourg, i Foals e molti altri, ma il meglio ha ancora da venire, in quanto si vocifera in rete (quella che parla solo norvegese) che sia proprio Diskjokke colui che si prenderà in carico il remix del primo singolo tratto dal nuovo album elettronico di David Lynch (sì, il regista... esce a gennaio il suo disco elettrico su Sunday's Best di Rob da Bank, nel frattempo il singolo è qui).
Sul fronte della composizione Joachim però dà a mio avviso il meglio di se stesso, gli ultimi due album rilasciati dalla ottima Smalltown Supersound (quella di Annie, Lindstrøm, Tussle, Arp e tanti altri), rispettivamente "Staying In" ed "En Fin Tid", sono una sintesi delle capacità ed influenze (Brian Eno, Tangerine Dreams, rock krauto) del musicista, più frammentato ed eterogeneo il primo, del 2007, più compatto nello stile ma rarefatto nell'incedere il secondo, di quest'anno. E rovistando tra i pezzi che li compongono si trova tutto: l'ex studente di matematica nell'esercizio techno brillantemente riuscito di Interpolation, l'ex violinista classico che in Rosenrød gira al volo un oscuro incedere di synth in un momento di estasi solare (sunkissed?), il dancefloor compresso per meglio poter esplodere di Big Flash, la genialità delle staffilate house e del titolo di I Was Go To Marroco And I Don´t See You, la mini odissea racchiusa nei dieci minuti di Nattlestid, la malinconia in salsa tropicale di Some Signs Are Good.
In fondissimo trovate una recensione per ciascun disco ad opera dell'ottimo Andrea Pomini, una tratta da Rumore, l'altra da DJ Mag, via Soulfood. Notare bene: nonostante la non trascurabile ed onomatopeica attività di Diskjokke in qualità di dj, egli è più che lieto di presentare a Padova il suo LIVE set!
Kelpe invece ci è stato prontamente segnalato dal nostro osservatore di fiducia di stanza a Berlino, dopo averne gustato una coinvolgente performance al Transmediale di quest'anno, in apertura al set di Fourtet (suo fan): è il progetto elettronico di Kel Mckeown, accompagnato dal vivo alla batteria da Chris Walmsley e vengono entrambi dalla Gran Bretagna, Londra per l'esattezza.
La discografia di Kelpe mette in scena una sorta di elettronica cinematica, psichedelica e delicata ma con una vena futurista, bassi funk e chitarre fuori dal tempo perse in lunghi echi. ll duo presenta nel vario materiale live il nuovo 12" "Chocolate Money", due tracce, subito riproposte in remix sul lato B, che mischiano Hip Hop sporco synth distorti e percussioni funkeggianti. Non vediamo l'ora...
Nel frattempo, non trovando ahinoi degne recensioni in italiano, vi lascio in compagnia poco più sotto di un'ottima recensione del precedente "Cambio Wechsel" in english (gli inglesi ne han tante di disgrazie, ma almeno loro c'han la BBC) in cui l'opera del nostro viene accostata alle sonorità di Flying Lotus e Prefuse 73 (a me spesso piace pure di più, ma così si rischia la lapidazione...)
Una raccomandazione sugli orari: data la natura della location e i vincoli di orario, raccomandiamo di non arrivare oltre le 21 per godere appieno della scaletta.
Recensioni:
BBC Review
"A journey to exciting territories beyond the beats-and-pieces norm." Mike Diver 2009-11-03 Kelpe is the musical alter-ego of British artist Kel McKeown, whose dalliances with sound are producing some wonderfully wobbly, boisterous and bubbly fare - think Hudson Mohawke with the ADHD turned down and a comfy pair of slippers on, lighting a deserved cigar... with a blowtorch... while roasting road kill over an open fire. Cambio Wechsel is his third album for DC Recordings, a label established by DJ and producer Jonathon Saul Kane in the mid-1990s to showcase the diversity that few get to hear within the genres of hip hop and electronica. This album's tracks branch out to tickle the tastiest parts of said pigeonholes, its bleeps and squelches, glitch beats and truculent thuds merged into a tumultuous whole that's, at times, as irresistible as Prefuse 73 or Flying Lotus's most commended collections. The oppressive, insatiable attack of Closed Cup Headroom is an instant standout, its alien clicks - think the prawns of District 9 messing about with vocoders - surrounding the senses and tightening their circle with each passing second, laser blast effects charring the ground just inches from their targets' feet. After Gold is similarly cacophonous, but a lot easier on the nervous system - while these structures display similarities from piece to piece, it's rare that one echoes the previous in an unappealing manner. Like Bibio's occasionally otherworldly album of earlier this year, Ambivalence Avenue, Cambio Wechsel's flirtations with myriad motifs that rarely have a hand to hold elsewhere on the record can lead to the listener becoming rather dizzied by the experience. But when the shiny synth lines and distorted drum and bass fluctuations of Low Frequency Fumble, the treble-centric J Dilla skitter of Eye Candy Bath and the fidgety itchiness of Wind in the Windows are appreciated as individual arrangements, outside of an album context, Kelpe's talents shine 'til they threaten to blind and/or deafen. As an all-in-one listen, there's a lot to take in - perhaps too much. But treat Cambio Wechsel as a mixtape produced by a mind that simply can't sit still and it's a journey to exciting territories beyond the beats-and-pieces norm.
DiskJokke - Staying in (Smalltown Supersound).
La chiamano nu-disco, ed è uno dei suoni più caldi del momento. Tra gli epicentri, la Scandinavia: la Svezia degli Studio, la Norvegia di Lindstrøm, Prins Tomas, Todd Terje ed ora Joachim Dyrdahl, in arte diskJokke. Un esordio col botto il suo. Ricco di cascate di melodia e sorprese continue, carica da dancefloor e anima. Si viaggia su ritmi più dritti e spediti rispetto ai suddetti, trovando una formula magica per combinare disco italo e non, house acid e non, e techno molto detroitiana. Joachim, studente di violino e di matematica, dosa calore e rigore con maestria. Aprendo le danze su toni più giocosi - Folk i farta e Større enn først antatt sono due capolavori - per farsi più serio e meditativo nella seconda metà dell'album, con I Was Go to Marroco and I Don´t See You (non è un errore, si intitola proprio così) come martellante e irresistibile spartiacque. Ma in tutto Staying in si respirano aria fresca ed euforia dal retrogusto dolcemente malinconico, ed è una sensazione impagabile. (da Rumore #197)
DiskJokke - En fin tid (Smalltown Supersound) "Musica per la notte che mantiene il calore dei pomeriggi in spiaggia": lo scrisse qualcuno parlando di Staying in, debutto datato 2007 del norvegese Joachim Dyrdahl, ma la definizione suona ancora più azzeccata per questo En Fin Tid. Titolo che dalle parti di Oslo significa qualcosa come "tempi felici", del tutto appropriato per un album che rende più calda e solare la già emozionante fusione messa a punto dal nostro. Ci sono le radici house e techno e dosi massicce di relax balearico, i viaggi della disco cosmica europea e gli spazi del dub, tutto passato in rassegna con una originalità fuori dal comune. Si guarda tanto alla compattezza del groove (Big Flash non dovrebbe avere problemi a fare urlare una pista piena) quanto alle esplorazioni sonore di gente come Arthur Russell e Alan Parsons, o dei gruppi kraut-rock tedeschi degli anni '70 più spinti verso l'elettronica. Con il valore aggiunto di una scaletta perfetta, che fa fluire gli otto brani in un crescendo di emozioni e conferma come, nella già incredibile scena nu-disco scandinava, questo ex studente di matematica sia il vero fuoriclasse.
(DJ Mag n. 2)
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lunedì 6 dicembre 2010
Come arrivare al 150!
,
E qui, nel caso non ve lo ricordaste, una scaletta della serata (e non solo).
Finalmente ci siamo (e non parliamo dell'Immacolata Concezione): domani sera (7 dicembre 2010 per quelli che hanno messo in stand-by i loro calendari in attesa delle vacanze natalizie) dalle ore 20:30 ci trovate al Bastione Alicorno, in piazzale Santa Croce, a Padova. Inutile descriverlo, considerando la smisurata bellezza della location. Forse l'avrete già visto nelle vesti di spazio performativo negli anni scorsi durante il festival estivo Teatri delle Mura (ahinoi, mancato proprio quest'anno). Bastano le foto che trovate spulciando tra i vari motori di ricerca per suggerire alla vostra immaginazione la suggestività delle antiche mura patavine. Arrivare non è per nulla impresa ardua e impossibile: giunti a piazzale Santa Croce, parcheggiate (auto o bici che sia) e a lato della farmacia e del negozio delle macchine da cucire un grosso cancello aperto vi accoglierà in un parco verde; seguendo il sentiero si giunge alla ormai più che nota tana del Bianconiglio (nel nostro caso il Bastione). Non preoccupatevi di acqua o intemperie. La nostra pazzia non ci porta in luoghi aperti a dicembre, ma in uno spazio sotterraneo riscaldato (soprattutto) e coperto (ovviamente). L'azzardo è ben più meritevole di nota, in una città che per Natale proietta dell stelle rotanti (neanche ninja!) sul Palazzo dell'Orologio in Piazza dei Signori: le antiche mura risuonarenno della musica e delle note di due grandi artisti della scena internazionale: dalla Norvegia ci raggiunge Diskjokke, mentre dalla Gran Bretagna ci porta i suoi omaggi Kelpe. In poche parole: mentre all'esterno il freddo avanza e si fa sentire, noi domani ci si scalda muovendoci, eccome!
Una raccomandazione sugli orari: data la natura della location e i vincoli di orario, raccomandiamo di non arrivare oltre le 21 per godere appieno della scaletta. E qui la mappa per raggiungerci. E una foto della location.E qui, nel caso non ve lo ricordaste, una scaletta della serata (e non solo).
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sabato 4 dicembre 2010
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