venerdì 26 marzo 2010

Intervista: Guido Moebius + Niobe - Pulse#109, SummerStudentFestival09 @ Giardini Mensa Piovego

Questa volta vi proponiamo due interviste, con riferimento alla prima giornata del Summer Student Festival 09...
Purtroppo manca l'estratto video, ma nella apertura del festival, non ci è riuscito di documentare la serata. Amen. Per quanto riguarda Niobe non mancheremo di recuperare nella sua imminente data padovana al Pixelle, Pulse#130.

SSF09 13.06.2009 Guido Moebius + Niobe

Il festival si apre con una line up teutonica doc: attacca Guido Moebius e chiude Yvonne Cornelius in arte Niobe. Lui ben lontano dallo stereotipo del musicista artefatto, con fare curioso si intrattiene a chiacchierare un po’ con chiunque gli vada a genio. Performance stimolante e la sua, anche per chi fosse completamente a digiuno di loop e sintetizzatori c’è stato di che divertirsi sia nell’ascoltare spensierati sia nel vedere proiettati dietro il procedere su e giù di piedi e pedali. Niobe molto più diva, dotata di un sorriso disarmante si aggira invece per il festival in una mise d’altri tempi degna di un film di Sergio Leone. Set incantevole e suggestivo con tanto di chiusura con una revisione onirica sul tema di Brasil.

Guido Moebius

Ti sei divertito? Che impressione hai del festival?

È un festival davvero molto carino, il tempo è fantastico e lo show è andato bene, è una bella serata.

Concordo, il pubblico era attentissimo e rapito dalle immagini della camera fissa sui tuoi piedi, anzi qual è la tua opinione in merito all’uso del video durante il set, lo trovi funzionale alla performance o semplicemente ti fa sentire meno solo sul palco?

Ho osservato che la maggior parte dei live in cui il laptop fa da protagonista sono noiosi, guardare un artista che guarda un computer ti da l’impressione di non sapere se stanno controllando la mail, facendo musica o se sta andando un cd e manca solo una tazza di tè. Per cui ho pensato che una camera che permetta di vedere quello che faccio sia il metodo migliore per permettere alla gente di seguire un mio set. Usando molti pedali la situazione è molto più dinamica e con il tempo ho scoperto tutti questi loop e da qui mi sono sbizzarrito sommandoli, scomponendoli, un po’ di tutto.

L’ultimo album Gebirge ha una direzione che va diritta verso il funk e la dancefloor, c’è tanto ritmo e bisogna dire che durante il live si sente come ti diverti a spingere i bassi il più possibile. Questo dice forse qualcosa su un tuo passato da dj?

Intendi come dj in un club? Si certo e lo faccio ancora adesso volentieri, attualmente non faccio musica da dancefloor, ma hai ragione, comparato agli altri due album ques

to è molto più carico e danzereccio, ci sono più suoni, bassi e cose simili.

Berlino è una città che affascina e persuade sempre più giovani artisti (e non) a spostarsi lì e a cercare fortuna, tu che ci vivi da anni cosa ne dici?

È una città grande, tantissima gente continua a trasferirsi perché è ancora economica, credo sia attualmente la capitale europea, ma forse addirittura nel mondo, in cui il costo della vita è più basso. Esistono un sacco di spazi per l’arte e la musica, gli affitti stanno salendo ovviamente ma la cosa bella, che è anche allo stesso tempo una cosa brutta, è che tutto ora è concentrato lì; perché è facile vivere e soprattutto pensare si mantenersi con i tour, le performance d’arte ecc. Cosa che ad esempio è del tutto impensabile a New York che è al contrario davvero troppo costosa. A me di Berlino ora piace in particolare tutta la scena noise che si è formata intorno a Neukölln, un quartiere in piena espansione artistica davvero vivace, di certo molto più interessante oltre che economico di Kreuzberg.

Hai mai suonato in una band?

Si facevo parte di una band; ero il cantante. Risale più o meno a 6 anni fa; ero a Colonia e il gruppo si chiamava Krank (significa malato) siamo andati avanti piuttosto a lungo non era male, poi però io mi sono trasferito a Berlino in un gruppo che si chiamava Blinker dove suonavo chitarra e le tastiere.

Da cosa cominci a comporre i tuoi pezzi? Parti da una linea vocale, da un rumore, dalla chitarra?

E’ sempre diverso, anche le cose che escono nel live sono molto diverse dall’album, anche perché non ci trovo nessun senso nel riportare esattamente quello che registro in studio in uno show mi risulterebbe anche troppo complicato. Comunque a volte è una linea melodica altre un suono, a volte altro; i pezzi cambiano radicalmente durante tutto il periodo di lavoro.

Ti va di raccontarmi un po’ dell’Autopilot music publishing?

È un’agenzia di pubblicità che ho creato io, mi sono occupato di artisti anche importanti come Vert, F.S. Blumm… Ad esser sincero attualmente è più che altro il lavoro che mi permette di guadagnare qualche soldo, anche perché suonare dal punto di vista economico è qualcosa più vicino ad un hobby. Poi fare il produttore musicale non mi dispiace, lo sono ormai da 10 anni.

Ti sei divertito a lavorare all’ultimo album di Vert?

Con Vert, oh beh si è stato divertente ma mi sono occupato in verità solo delle percussioni, di cantare qualche volta o muovere qualche sonaglio niente di più per ora .

So che ami suonare diversi strumenti, i suoni che usi per la tua musica sono quindi tutte registrazioni tue?

Si in parte li so suonare ma non tutti, ad esempio per il violino ho chiesto ad una cara amica che nell’album Gogol ha anche cantato e in un modo che io non avrei mai potuto né fare né immaginare. Lei è formidabile sia con la voce che con percussioni in generale.

L’ultimo album che hai ascoltato prima di venire qui?

Era ieri sera, ascoltavo Black to comm, il progetto drone noise di Daniel Richter un artista d’arte contemporanea molto interessante di Amburgo.




NIOBE

Che impressione hai avuto di questa prima serata del festival?

Ah, fantastico ottimo pubblico tutti molto attenti; da non crederci …

I tuoi show sono carismatici, in particolare la tua immagine sul palco sembra riproporre quella delle dive del passato. C’è una figura femminile nel cinema o nella musica che ti affascina o in cui ti rivedi?

Questo è una sorta di inconveniente che si presenta spesso. Adoro le gonne ed in generale gli abiti tradizionali, ma quando sono sul palco sono più che altro concentrata sulla mia voce. Il mio artista preferito in verità è William Kentridge , un uomo quindi, credo sia uno degli artisti più grandi del mondo, è lui la mia fonte di ispirazione. Ha lavorato per la biennale dove è considerato una superstar, è molto apprezzato per i suoi video e i suoi disegni. Penso spesso ai soggetti dei suoi film e talvolta cerco di comporre con la mia musica una sorta di colonna sonora a quelle immagini.

Blackbird’s Echo esalta il lato più soul della tua voce. Si tratta di una sorta di rottura con il sound glitch electro che ha fin qui caratterizzato tutti gli altri tuoi dischi. A cosa è dovuta la scelta di virare verso un suono molto più fisico e terrestre?

E’ stata un’idea della mia etichetta, sono venuti a sapere che New York la mia musica è molto apprezzata ed in particolare ad alcuni musicisti avrebbe fatto piacere lavorare con me. Quindi la Tomlab un giorno mi ha detto: ”ti abbiamo preso un volo per New York e andrai lì 5 settimane a lavorare in uno studio e loro suoneranno i tuoi pezzi”. Si tratta di musicisti eccezionali tra cui John Zorn e molti altri che lavorano spesso con lui. L’idea era appunto quella di completare l’album in modo che alcuni brani contenessero delle parti orchestrali o comunque di jam così li abbiamo riarrangiati. E’stata un’esperienza nuova lavorare in un’orchestra.

Di che cosa parlano le tue canzoni? C’è un tema ricorrente ?

I mondi paralleli. Le descrizioni di mondi di amore molto romantici e strani, sono tutti nella mia testa voglio precisare, non credo negli alieni o negli ufo, ma mi piacciono queste realtà parallele e il tentativo di entrare nel cuore delle persone e tirare fuori il lato sognatore ed emotivo.

Questa prima serata del festival ha visto la Germania protagonista, tu e Guido Möebius vi eravate mai incontrati prima?

Si ci conoscevamo già, ci siamo incontrati spesso a Berlino, lo apprezzo molto come artista.

Colonia la tua città e la Germania Ovest in generale ha dato i natali a band del calibro di Can, Kraftwerk, ti sei mai sentita affascinata da questa scena, magari anche prima di iniziare con la musica.

Colonia ha avuto un’influenza decisiva su di me. Io sono cresciuta a Francoforte a 200 km da Colonia, lì sei nel vivo dell’atmosfera atmosfera creativa e della scena culturale, anche a Dusseldorf soprattutto per la scena noise: i Neu, Stockhousen. Questa gente viene tutta da qui per cui un sacco di ottima musica e stimoli importanti.

Come è nata la collaborazione con Mouse on Mars ?

Eravamo amici, ma ci conoscevamo musicalmente non personalmente. Poi a loro è piaciuto molto un mio disco e mi hanno chiamata dicendomi che avevano assolutamente bisogno di me e così ne è uscito Radical Connector (2004 ndr). Tutto ciò mi ha certamente molto lusingato ed è stato motivo di crescita.

Abbiamo già detto che il tuo album è stato registrato a NY, da lì oggi escono nomi molto interessanti : Animal Collective, Black Dice, Dirty Projectors. Ti piacciono questi gruppi? E credi che il tuo album abbia assorbito qualcosa del “sound” attuale di NY?

Wow, stiamo parlando di band che io adoro. In particolare i Dirty Projectors li ho anche incontrati, sono inoltre una grande fan degli Animal Collective e attualmente ascolto spesso gli Hecuba sempre un duo newyorkese, ma non posso dire che il loro sound mi appartenga artisticamente, no non credo. Come dicevo l’artista che più mi rappresenta in questo momento è William Caridge.

Chi è la seconda voce in “Time is kindling?

Oh è David Grubbs, lui è davvero una star ed è simpaticissimo. Gli ho proposto di cantare insieme una canzone volevo che il tema fosse la telepatia e lui mi ha detto subito di si, dovevo dargli solo il tempo di scrivere il testo. Così ha scritto le parole e mi ha quasi sconvolto quanto si adattasse perfettamente alla musica che avevo composto io. Si è trattato di vera e propria telepatia.

Cosa stai ascoltando ultimamente?

Yma Sumac. Poi ho ascoltato per la prima volta nella mia vita West Side Story su disco, non il film. Se vedi il film West Side Story ti viene da storcere il naso, tutta questa gente che balla e canta... non l’ho mai sopportato, il film. Poi ho sentito West Side Story by Leonard Bernstein; oh mio dio è pura ispirazione e assolutamente moderno, questo disco di Leonard Bernstein è semplicemente incredibile.

Interviste a cura di: Daniela Cia


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